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una visione d'insieme: i profili tipici delle imprese
Lindagine mette a disposizione molte informazioni sulle caratteristiche delle imprese. Questa massa di informazioni è stata analizzata nel rapporto dello scorso anno e nelle pagine precedenti focalizzando l’attenzione su ciascuna delle caratteristiche, singolarmente o con semplici incroci per settore, regione e dimensione d’impresa.

Questo metodo di analisi permette di misurare ed evidenziare aspetti peculiari e problemi di particolare rilevanza per una regione, un settore o un dimensione d’impresa. Ha d’altro canto il limite di nascondere gli elementi di somiglianza o una comunanza di problemi che tagliano trasversalmente regioni, settori o classi dimensionali.

In questa parte del rapporto si seguirà un approccio differente. Invece di suddividere, a priori, le imprese per settore, regione o classe dimensionale, si prenderanno in considerazione alcuni indicatori che descrivono le caratteristiche delle imprese combinandoli per raggruppare le imprese con caratteristiche simili, identificare profili tipici d’impresa della subfornitura e collocare questi raggruppamenti su una mappa tipologica.

In particolare sono stati utilizzati i seguenti 7 indicatori:

1) Dimensione
FATT: <400, 400-1800, >800 mln Euro
2) Presenza su mercato estero ESPORT: Esportatore, NOESPORT: Non esportatore
3) Integrazione locale REGIO: Quota di committenti regionali <60%, >60%
4) Focalizzazione sulla subfornitura C/T: 100%, 50-99% (c.proprio marginale), 10-49% (c.proprio significativo)
5) Capacità propositiva ESEC:(Ruolo esecutivo), COLLAB (collaborativi), PARTECIP (partecip.attiva)
6) Dimensione dei committenti COMM: PMI, grandi
7) Numero dei committenti COMM: 1, 2-3, 4-7, = >8


L’analisi statistica di questi 7 indicatori combinati porta a definire i fattori chiave che meglio permettono di distinguere i profili tipici delle imprese. Questi fattori, limitati a due anche per comodità espositiva, rappresentano il sistema di coordinate (per così dire i meridiani e paralleli) della mappa tipologica(7).

I fattori chiave identificati dall’analisi sono, in ordine di importanza:
• la struttura organizzativa delle imprese: da un lato le imprese puramente manifatturiere, dall’altro quelle con organizzazione più articolate.
• il mercato di riferimento prevalente: ad un polo della mappa si trovano le imprese con grandi committenti locali, all’altro polo quelle con committenti fuori regione (italiani o esteri) di medio-piccola dimensione.

I due fattori chiave possono essere pensati come i due assi di un piano cartesiano sul quale collocare i punti che rappresentano le singole imprese.

La tecnica statistica utilizzata permette anche di misurare l’importanza relativa dei 7 indicatori di base nel definire i due fattori chiave identificati.

Gli indicatori presenza sul mercato estero, di capacità propositiva nei confronti del committente e di dimensione aziendale sono fondamentali nel distinguere la posizione delle imprese relativamente al primo fattore chiave.

Gli indicatori che più contribuiscono a definire Ii secondo fattore sono: il grado di integrazione locale e la dimensione dei committenti.

I due restanti indicatori sono più neutrali: Il numero di committenti influenza la collocazione delle imprese relativamente ad entrambi i fattori, mentre la focalizzazione sulla subfornitura contribuisce poco alla differenziazione (8).

La mappa seguente illustra le modalità con cui i 7 indicatori si combinano tra le imprese.

Graf. 24 La mappa dei fattori caratteristici delle imprese

Quando i punti che nella mappa rappresentano le modalità si trovano vicini sulla mappa, significa che quelle modalità tendono ad essere presenti contemporaneamente nella singola impresa.

Nell’area più a destra della mappa si trovano le caratteristiche che implicano una maggiore complessità organizzativa: maggiore dimensione (fatturato oltre 1,8 mln di Euro); capacità progettuale che permette di instaurare un rapporto di partecipazione attiva con i committenti e di realizzare una quota significativa di fatturato in conto proprio; presenza sui mercati esteri.

Proseguendo sulla mappa in senso orario, si nota che la committenza formata da grandi imprese è prevalentemente associata ad una quota di committenti sul mercato regionale superiore al 60% e ad una attività prevalente, ma non esclusiva in subfornitura.

Avere meno di 8 committenti si associa invece ad avere un fatturato che non supera, i 400mila euro e a svolgere prevalentemente attività di tipo esecutivo.

Il prevalere di committenti tra le piccole e medie imprese (PMI) si associa anche ad una quota elevata di committenti collocati fuori dalla regione di appartenenza ed a un fatturato tra 0,4 e 1,8 mln di Euro.

Avere 8 o più committenti si associa a rapporti di tipo collaborativi.

L’assenza di committenti all’estero e di attività in conto proprio è più equamente diffusa. Lo si deduce dal fatto che queste due caratteristiche si trovano molto vicine all’origine degli assi della mappa. La loro presenza è, in ogni caso, maggiore nelle tipologie vicine ai due punti che le rappresentano e scarsa nelle tipologie più lontane.

Da questi primi dati emerge un aspetto di qualche interesse. Ad attirare l’attenzione è in particolare il secondo fattore chiave (quello rappresentato dall’asse verticale del grafico). La forte correlazione nella parte alta dell’asse tra concentrazione dei committenti in regione e tipologia di committente grande impresa e, specularmente, nella parte bassa dell’asse tra scarsa presenza dei committenti in regione e tipologia piccolo-media dei committenti, sembrerebbe indicare un indebolimento e/o una evoluzione del modello distrettuale canonico (almeno nei rapporti di subfornitura):

• nei rapporti di subfornitura locali tendono a prevalere rapporti più gerarchici, le relazioni si stabiliscono prevalentemente tra un impresa di grandi dimensioni (plausibilmente un “impresa leader”) e il suo sistema di subfornitori, che hanno funzioni prevalentemente esecutive, anche se non necessariamente in un rapporto di mono-committenza;
• nei rapporti di subfornitura più improntati alla collaborazione che si stabiliscono tra imprese subfornitrici ed committenti di piccola e media dimensione il confine territoriale diventa evanescente fino a sparire.

Non rientra negli scopi di questo rapporto approfondire un tema di questa complessità, ci si limita quindi a registrare che dai dati emerge un interessante filone di ricerca.
Se proiettiamo su questa mappa i dati delle imprese del campione, raggruppando quelle che sulla mappa stessa si collocano nella medesima area si ottengono 5 gruppi, ciascuno dei quali rappresenta un profilo tipico d’impresa(9) .

Graf. 25 I profili tipici delle imprese

Profilo 1: I subfornitori tradizionali

La maggior parte delle imprese (il 39%) si identifica nel profilo 1, ovvero piccole imprese, con un numero di committenti limitato (si collocano qui anche quasi tutte le imprese monocommittente), che svolge mansioni prevalentemente esecutive e con un fatturato inferiore agli 0,4 mln di Euro.

Non hanno una particolare connotazione dal punto di vista dell’articolazione del mercato di riferimento, In questo gruppo sono infatti presenti imprese sia con committenza prevalente tra le PMI che con le grandi imprese, sia con operatori locali che fuori regione. In questo profilo, quindi si possono trovare imprese che rispondono al modello di subfornitura distrettuale canonico.

Le imprese di questo profilo tendono ad essere subfornitori puri. La piccola dimensione e il rapporto di dipendenza da un unico committente non devono però far pensare ad imprese tecnologicamente arretrate. Oltre metà delle imprese che hanno dichiarato di aver rinnovato più del 50% del macchinario negli ultimi 3 anni appartiene infatti a questo profilo (10).

Metà delle imprese toscane e oltre metà delle imprese della filiera pelle corrispondono a questo profilo d’impresa che tende ad essere fortemente presente in tutte le regioni. La regione in cui è meno presente è la Lombardia dove conta, in ogni caso per oltre ¼ delle imprese.

Profilo 2: Piccole con grandi clienti locali

Il profilo 2 raggruppa il 10% delle imprese, è composto in prevalenza da micro-imprese (meno di 0,5 mln euro di fatturato) ma con presenze anche di maggior dimensione ha pochi committenti (2 o3), si distingue dal profilo 1 soprattutto per la netta focalizzazione su pochi committenti di medio-grande dimensione localizzati all’interno della regione o all’estero. Sono quindi le imprese che meglio interpretano il modello di relazioni gerarchiche di cui si diceva più sopra.

Tutte le imprese appartenenti a questo profilo svolgono prevalentemente attività di subfornitura, ma una quota non irrilevante ha limitate attività in conto proprio. ¾ delle imprese di questo profilo appartengono al settore del vestiario. Oltre che settoriale la connotazione di questo profilo è anche territoriale, con una forte concentrazione in Umbria dove il profilo conta per il 42% delle imprese.

Poche imprese di questo profilo (solo il 9%) hanno rinnovato più del 50% del macchinario negli ultimi anni; quasi 1/3 delle imprese dichiara invece di averne rinnovato meno del 10%.

Profilo 3: Le imprese strutturate e diversificate

Questo profilo è minoritario (solo il 6% delle imprese), ma fortemente caratterizzato. Raccoglie le imprese di maggior dimensione (fatturato oltre 1,8 mln di Euro) con una struttura che le rende capaci di un rapporto partecipativo con i committenti, che tendono ad essere numerosi (almeno 8, con alcune imprese che si limitano a 4-7).

Queste imprese tendono ad avere un rapporto di partecipazione attiva con i committenti, in qualche caso si limitano alla collaborazione. Tutte le imprese di questo profilo hanno almeno un committente estero (in questo profilo si trova il 30% degli esportatori). Mantengono tuttavia un solido rapporto con i committenti all’interno delle regione, soprattutto con quelli di grande dimensione. Oltre la metà di queste imprese svolge prevalentemente attività in conto proprio.

Le imprese di questo profilo si suddividono fra settori e regioni in misura non diversa dalla media, con una presenza più scarsa della media solo in Lombardia. Sono invece molto caratterizzate dallo scarso utilizzo di internet.

Profilo 4: I conservatori specializzati

Comprende 1/3 delle imprese, assieme al profilo 1 è quello quantitativamente più importante. Le imprese sono di dimensione piccola e media /prevalentemente tra 0,4 mln Euro e 1,8mln Euro).

Queste imprese tendono ad avere un rapporto collaborativo con i committenti, che in generale sono PMI localizzate in tutto il territorio nazionale. Gran parte delle imprese di questo profilo hanno almeno 8 committenti e operano esclusivamente in subfornitura.

In questo profilo si trovano gran parte delle imprese tessili, che d’altra parte rappresentano il 70% delle imprese appartenenti al profilo. Geograficamente il profilo vede una forte presenza in Lombardia ed, invece una presenza estremamente limitata in Umbria. Si riconosce in queste imprese lo sganciamento dall’ambito distrettuale, si pensi ad esempio alle imprese della nobilitazione tessile, che in passato offrivano un servizio specialistico alle imprese del distretto.

Le imprese di questo settore non hanno innovato in modo significativo il macchinario negli ultimi 3 anni, solo il 13% delle imprese dichiara infatti che almeno metà del suo macchinario è nuovo, utilizzano inoltre internet meno della media (11).

Profilo 5: Subfornitura strutturata

Il profilo conta per il 12% delle imprese. Le imprese di questo profilo si distribuiscono tra la classe di fatturato tra 0,4mln Euro (65%) e 1,8 mln Euro (32%).

Queste imprese hanno un rapporto collaborativo con i committenti, che tendono ad essere in numero elevato, ma si distribuiscono equamente tra grandi e PMI e all’interno, fuori dalla regione, e all’estero. Sono in prevalenza imprese del vestiario e della filiera pelle.

Riguardo ai rapporti distrettuali vale quanto detto per il profilo 1. Geograficamente sono presenti soprattutto in Emilia-Romagna, ma in misura rilevante anche in Toscana e Piemonte.


I profili tipici e la congiuntura
La congiuntura negativa ha colpito trasversalmente tutti i profili d’impresa. L’impatto più negativo si è verificato per i profili 1 e 2.

Nei profili 4 e 5 si sono inoltre concentrate gran parte, quasi il 60%, delle imprese che hanno incrementato gli ordini rispetto allo scorso anno.

 

Graf. 26 I profili d'impresa e la congiuntura


(7) I 7 indicatori sono stati riportati sulle due dimensioni utilizzando la tecnica dell’analisi delle corrispondenze multiple (ACM), un tipo di analisi fattoriale che meglio di altre si adatta alla tipologia dei dati analizzati. Attraverso l’ACM si sono estratti i primi due fattori esplicativi (le due dimensioni o assi fattoriali sopra citati) dallo spazio a 7 dimensioni formato dagli indicatori elementari.
(8)
La scarsa capacità di questo indicatore di separare le imprese in tipologie dipende dal fatto che il numero di imprese che non sono esclusivamente subfornitrici è molto piccolo.

(9)
La selezione dei profili è prodotta attraverso una analisi di raggruppamento (cluster analysis) con la metodologia K-means condotta sulle coordinate delle singole imprese lungo i due assi fattoriali determinati attraverso la ACM.

(10) L’età del macchinario è un parametro che concorre a valutare il livello di aggiornamento e di innovazione della capacità produttiva installata, oltre a confermare la propensione all’investimento da parte delle imprese.Questo indicatore misura però in modo distorto la "propensione” ad investire perché non tiene conto dei possibili investimenti in macchinari usati.
(11)
Per certi versi, questo risultato è in qualche modo sorprendente vista la forte presenza nel profilo di imprese tessili, che, come osservato nel rapporto dello scorso anno, tendono ad avere un tasso di rinnovo del macchinario elevato e come si vedrà più avanti hanno, in media un utilizzo di internet più diffuso. Questo risultato conferma, tuttavia come l’analisi per profili tipici riesca a catturare fenomeni di diversificazione interna ai settori che la classificazione a priori secondo il criterio settoriale non evidenzia.

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