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NOTA |
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Nei primi 6 mesi del 2003 il quadro congiunturale è stato, anche per le imprese di subfornitura molto difficile, tanto da determinare, come già indicato nell’introduzione, una consistente difficoltà anche nella raccolta dei questionari. Riteniamo che una parte delle mancate risposte da parte di imprese che avevano in precedenza partecipato all’indagine possa essere spiegata con la cessazione dell’attività o con il sussistere di una situazione aziendale particolarmente difficile. Di ciò si è tenuto conto nella elaborazione dei confronti 2003-2002(3) . Nel 2003 nel 70% delle imprese la produzione e diminuita (era il 53% nel 2002) e solo nel 10% e aumentata (erano il 24% nel 2002). Andamento simile anche per gli ordini con il 64% di imprese che denunciano cali e solo l’8% che hanno goduto di incrementi. La situazione negativa degli ordini induce ad prevedere un andamento sfavorevole della produzione anche per la seconda parte dell’anno.
Il peggioramento ha colpito sia gli ordini da committenti nazionali che quelli da committenti esteri. Il calo di questi ultimi è stato però molto più marcato, principalmente a causa del peggioramento della competitività di prezzo determinata dalla rivalutazione dell’Euro (4). Le forti difficoltà sul mercato estero sono pienamente registrate dal campione. Nel piccolo gruppo di imprese esportatrici del campione (il 6,5%), nessuna ha dichiarato un incremento degli ordini, 3 imprese su 4 hanno invece subito una riduzione. La congiuntura negativa ha coinvolto in ugual misura pelle, tessile e vestiario. In tutti e tre i settori la quota di imprese che ha subito cali produttivi è superiore al 60%. Nella filiera pelle le tendenze della congiuntura sono particolarmente negative, nessuna delle imprese dichiara aumenti i produzione e ordini.
Le regioni in cui al momento della rilevazione le condizioni congiunturali erano peggiori sono Veneto e Toscana. In Veneto il calo degli ordini ha interessato il 70% delle imprese. In Umbria, pur in una situazione difficile, i risultati sono meno negativi. In quasi la metà delle imprese (47%) gli ordini sono rimasti stabili, in meno della metà sono calati. La Lombardia è invece la regione in cui gli effetti della congiuntura sono stati più diversificati, con ordini in crescita per il 16% delle imprese e in calo nel 68%.
Si deve ricordare che i dati di confronto tra 2003 e 2002 provengono dal campione chiuso di imprese che hanno risposto all’indagine in entrambi gli anni. Un campione chiuso tende a sottostimare le dinamiche congiunturali. Non tiene infatti conto della natalità e mortalità delle imprese. In un periodo di congiuntura negativa, come il 2002-2003 alla perdita occupazionale registrata dal campione va aggiunta quella derivante dalla cessazione di attività di molte imprese.
(3) La presenza nel campione 2003 di un numero elevato di nuove imprese
che hanno sostituito
quelle non rispondenti avrebbe potuto ridurre l’affidabilità del
confronto con gli indicatori congiunturali del 2002. I dati di confronto
tra 2002 e 2003 sono quindi stati elaborati utilizzando soltanto le
imprese che
hanno risposto al questionario in entrambi gli anni.
(4) Tra maggio 2002 e maggio 2003 l’Euro si è rivalutato sul dollaro del 26,7% |
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(3)NOTA La presenza nel campione 2003 di un numero elevato di nuove imprese che hanno sostituito quelle non rispondenti avrebbe potuto ridurre l’affidabilità del confronto con gli indicatori congiunturali del 2002. I dati di confronto tra 2002 e 2003 sono quindi stati elaborati utilizzando soltanto le imprese che hanno risposto al questionario in entrambi gli anni. |