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La gran parte delle imprese (il 76,8%) si rivolge ad un mercato circoscritto alla regione di appartenenza e solo il 6.5% a committenti esteri.
Per comparti della pelle e del tessile i committenti in regione contano per oltre l’80% del giro d’affari. Per le aziende del vestiario la loro importanza scende al 67%, i mercati esteri sono meno importanti per il tessile che per il vestiario.
La soglia oltre la quale la quota di fatturato realizzata in altre regioni italiane cresce è quella dei 20 dipendenti, per vedere crescere la quota di fatturato esportato bisogna invece superare la soglia dei 50 addetti. E’ in
ogni caso rilevante che anche le micro-imprese (meno di 10 dipendenti)
presentino, in media una quota di fatturato derivante
da rapporti con committenti esteri del 5%, non dissimile cioè da
quella delle imprese tra 20 e 49 dipendenti. La somiglianza nella presenza
all’estero tra imprese con diversa dimensione e struttura organizzativa,
suggerisce che con ogni probabilità sia le une che le altre vengano
ricercate e selezionate dai committenti, più che svolgere una
attività di ricerca di clienti, che sembra al di fuori della portata
delle micro imprese.
La regione che presenta il maggior orientamento ai mercati esteri è il Veneto con l’11% del fatturato, seguita dall’Emilia Romagna (7%). Più legate alla committenza locale sono le imprese toscane che realizzano l’85% del fatturato all’interno del propria regione, il fatturato nella regione di appartenenza arriva ll’80% del totale soltanto in un’altra regione, la Lombardia. Per le imprese dell’Umbria, la regione di appartenenza conta, unico caso tra le regioni considerate, per meno della metà del fatturato complessivo (41%). Il mercato umbro è infatti troppo piccolo per le imprese, che realizzano il 55% del proprio fatturato con committenti localizzati in altre regioni italiane. La quota di fatturato all’estero è invece allineato al valore della maggioranza delle regioni.
In sintesi la presenza sul mercato di sbocco locale, nazionale o internazionale oltre che dalle dimensioni aziendali, è influenzata: • dalla dimensione del mercato regionale che in Lombardia e Toscana
garantisce uno sbocco adeguato alle imprese, mentre in Umbria è insufficiente; Nel caso del Veneto, sembrano agire, favorendo una maggiore propensione all’export, anche altri fattori, che richiederebbero un ulteriore approfondimento, come la vicinanza ai mercati esteri (ad esempio quello tedesco) o la presenza tra i committenti locali di un elevato numero di imprese esportatrici che possono fare da traino anche per i subfornitori. I mercati (6) in cui le imprese di subfornitura dichiarano di essere maggiormente presenti sono: • i Paesi dell’ Unione
Europea contano per il 46,6%;
(6) Va
sottolineato che nell'analisi dei mercati di sbocco si rileva l'insieme
delle attività dell'impresa prevalentemente subfornitore,
quindi anche quelle che derivano non da rapporti di subfornitura,
ma da una presenza diretta sul mercato. E' quindi possibile, ad
esempio, che un'impresa realizzi la totalità delle sue attività di
subfornitura sui mercati locali ed abbia come mercato estero
di prodotti venduti in conto proprio gli USA.
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